Nell’ambito della disabilità, l’impegno dedicato alla persona è sicuramente prioritario. La creazione di una Commissione etica per il nostro settore, la COMED, è un importante sostegno per poter svolgere al meglio questo compito ed essere sostenuti nelle molte sfide e dilemmi con i quali ci si confronta nell’accogliere e accompagnare le persone con disabilità.
Partecipando ad uno dei molti corsi organizzati dalla Fondazione Sasso Corbaro, una frase mi ha particolarmente toccato: “la disabilità non esiste, esiste solo la fragilità e, quando questa si confronta con un contesto inadeguato, si trasforma in disabilità”. Un’affermazione forte, forse discutibile, ma che sicuramente ci obbliga a riflettere sui limiti, ma anche sulle opportunità, del nostro impegno quotidiano.
In effetti, la fragilità umana è una caratteristica di ogni individuo. Chiunque può trovarsi in situazioni di vulnerabilità o difficoltà, che possono influenzare le capacità fisiche, cognitive o emotive. Tuttavia, è il contesto in cui ci troviamo a determinare se queste fragilità diventano disabilità. Un ambiente poco accogliente, privo di risorse adeguate o di supporto sociale, può trasformare, per ognuno di noi, questa fragilità temporanea in una condizione di disabilità permanente.
La disabilità, a differenza della fragilità, non è una caratteristica intrinseca della persona, ma piuttosto il prodotto della relazione tra le capacità individuali e l’ambiente circostante. In una società inclusiva e accessibile, le persone con diverse abilità o fragili possono trovare modi per partecipare pienamente alla vita sociale, economica e culturale senza essere limitate dalle loro fragilità. Ognuno di noi può e deve contribuire perché questo contesto divenga, per tutti, accogliente.
Per questo motivo è fondamentale promuovere la creazione di ambienti più rispettosi e inclusivi, in cui le persone con fragilità possano esprimere appieno le proprie potenzialità e contribuire al benessere collettivo. Questo richiede un impegno concreto da parte della politica, delle istituzioni, delle organizzazioni e dei singoli individui per rimuovere barriere architettoniche, culturali e sociali che impediscono la piena partecipazione di tutti i membri della società.
È importante lavorare con le persone, ma se non vi è un cambio culturale sempre più la fragilità si trasformerà in disabilità.
In conclusione, la disabilità non è necessariamente una condizione immutabile, ma è spesso una costruzione sociale che può essere superata attraverso politiche inclusive, lungimiranti e pratiche empatiche. Riconoscere la fragilità umana come parte della nostra esperienza comune è il primo passo verso la creazione di una società più equa, solidale e rispettosa.
Nel nostro quotidiano dobbiamo continuare ad accogliere al meglio le persone con disabilità, ma non possiamo dimenticare che il nostro impegno deve essere anche nel cercare di alimentare un contesto sociale e culturale rispettoso, che sappia minimizzare i limiti e sappia soprattutto valorizzare le competenze e le potenzialità di ogni persona.
Claudio Naiaretti. Direttore della Fondazione San Gottardo, membro del Comitato di ATIS e della Commissione LISPI.